Ritengo che il critico, quando decide di presentare un artista al pubblico, svolga innanzi tutto un servizio ad entrambi in quanto si propone come medium tra l’artista e il fruitore delle opere. Spesso mi chiedo quali siano le informazioni o i giudizi più utili in questa circostanza soprattutto quando vado all’inaugurazione di mostre interessanti, o comunque dignitose, e chi presenta non illustra i lavori esposti ma si perde in discorsi autoesaltanti la propria cultura artistico-letteraria.
A me piace, e spero finora di esserci riuscita, entrare innanzi tutto dentro il fare delle opere: il primo approccio è di tipo tecnico: guardo i materiali, discuto del loro utilizzo con l’artista, soprattutto se pittore, forse perché dipingendo anch’io conosco meglio tecniche e materiali; osservo la composizione, i pieni e i vuoti, l’uso o no della linea, l’impostazione dinamica o meno dell’opera, le soluzioni adottate e via così. Diciamo che in un primo momento il cosiddetto tema o messaggio resta in secondo ordine. Una volta che mi sono impadronita dei mezzi dell’artista, formulo le mie ipotesi sui messaggi che i lavori mandano e ne discuto ancora una volta con l’ideatore, pur mantenendo le mie impressioni. Infine metto tutto insieme collegando tecnica, ideazione, gesto, idea messaggio estetico e personalità di chi presento.
Mi piace intervistare gli artisti, entrare, se me lo lasciano fare, nel loro mondo di idee e nella loro esistenza, perché penso che ciascuna opera contenga un pezzo della loro vita e del loro essere persona e nemmeno questo va perduto, se possibile. Solo a questo punto nasce la presentazione: essa tiene sempre conto di avere di fronte non solo addetti ai lavori, che probabilmente non necessitano di una lettura delle opere, ma anche profani del mondo dell’arte. Ho scoperto, dai commenti che di solito seguono le mie presentazioni, che spiegare come nasce il quadro o la scultura di quel tale artista è una tra le cose che il pubblico più apprezza perché gli vengono dati degli strumenti di lettura. Difficilmente infine non esprimo un giudizio estetico sui lavori che presento, e talvolta mi trovo anche in difficoltà perché il materiale non sempre è dignitosissimo, allora cerco di mettere in luce le cose più riuscite e di suggerire un ulteriore lavoro di ricerca o di esercizio.
Artisti di cui ho scritto
Lucio Fedrigo, Angelo Brugnera, Merik, Graziano Moretto, Guido Fantuz, Paola Gamba, Dante Turchetto, Mario Pauletto, Luciano Cecchin, Luigi Marcon, Daniela Ferrario, Giuliana Falconieri, Carlo Fontanella, Giuseppe Bas, Marinella Falcomer, Orietta Celant, Luca Bidoli, Franco Della Bianca, Gianangelo Longhini, Luciano De Marchi, Paolo Pinni, Vittoria Chiandotto, Giovanni Savian, Emilio Verziagi, Danilo Sbaiz, Santorossi, Pietro Barbieri, Alberto Pasqual. Walter Zaramella, Giulio Belluz, ecc.