Il mondo bambino: immagini

Nel pensare al mondo dei bambini a seguito di esperienze con i piccoli e di letture ho prodotto questi monotipi.

Ho propeso per una  tecnica che amo molto, un po’ perché l’ho imparata da mio padre, ma soprattutto perchè è molto libera e liberatoria allo stesso tempo, lirica di per sé (questo non significa che i miei lavori siano lirici, magari sono povere cose … : il monotipo.

Ho realizzzato perciò circa 60 piccoli pezzi, le dimensioni sono 12x12cm.  o 12 x 17 circa .

 

Di seguito alcuni dei monotipi pollicino

  

   

 

 

 

 

 

 

 

 spin de spins      e    acqua in festa

                                                                                                                                                

 

 

 

 

 

 

 

 

 

i gabbiani          e     intelligenza trascendentale                                                 

                                                                                                                                                                  

muore l’estate

un’interessante iniziativa: pittura nel reparto di day hospital dell’ospedale civile di Pordenone

Lunedì 9 novembre alle 17.00 si inaugura la mostra che vede insieme me, papà e Simone, il mio promogenito, allestita in occasione dell’apertura ufficiale del nuovo reparto di day hospital dell’Azienda sanitaria S.Maria degli Angeli.  Papà esporrà una piccola parte della sua produzione di monotipi, Simone gli Olimpi e i totem su tavola, io le topografie e i volti. Ecco alcune riflessioni sulle motivazioni che ci hanno spinto ad accettare la proposta del Lions Club Pordenone Naonis  che è il promotore dell’iniziativa: 

Introdurre le arti visive in strutture non destinate ad esse come  musei o gallerie è un atto coraggioso e forte dal punto di vista  emozionale per le valenze che porta con sé. Immagino il malato, il familiare, il visitatore che frequentano un luogo in cui si recano non per scelta e che spesso  non conoscono o, al contrario è loro fin troppo familiare: un luogo che è sempre uguale a se stesso o che istintivamente sentono distante e freddo…e lì si trovano davanti  colori e forme inaspettate, e non più quelle quotidiane del dolore o del pensiero assillante che lo accompagna…  Questi colori e queste forme introducono anche un cambiamento in un tempo che per il malato (e per chi gli sta vicino) è sempre invariabilmente lungo, triste,  noioso, sicuramente più lento e difficile da far passare rispetto a quello che scorre fuori, dove la vita incalza e distrae dalle preoccupazioni.

 L’arte allora può alleggerire l’animo, può sospendere le angosce, può spingere i pensieri su strade diverse.   Poi c’è un secondo aspetto da sottolineare: proprio perché l’ospedale è un luogo in cui si deve andare per necessità, ospitando una manifestazione culturale offre l’occasione anche a chi abitualmente non frequenta gallerie e musei di accostarsi ad un mondo di valori e di messaggi estetici: l’ospedale non solo cura i malati, ma diventa veicolo e promotore di  cultura!

 Infine l’evento: una famiglia d’arte e tre generazioni di artisti: Mario Pauletto, Tiziana Pauletto e Simone Santilli, rispettivamente padre, nonno e Maestro, figlia e mamma, figlio e nipote. Un legame che  non solo è gusto estetico, critica, conoscenza ma anche, come ha scritto nel 2006 Giulio Belluz   “educazione etico-spirituale …che consiste nell’opporsi ad ogni forma di costrizione esteriore per proclamare e sentire intransigente il principio dell’autonomia della ragione e l’interiorità dello spirito, che porta a formare l’idea di un’umanità libera e sviluppata armonicamente con le energie creatrici che ciascun uomo possiede in sé.”  Le diverse  esperienze personali, le idee e le ricerche, gli insegnamenti passano, si incontrano e germinano creazioni nuove nei tre artisti che, ben saldi nelle loro specifiche personalità, amano il confronto e si mettono vicendevolmente in gioco.

 Tiziana Pauletto  

 Ed ora una nostra foto scattata dal fotografo di casa Mario Santilli

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Mario Pauletto il maestro, Tiziana e Simone

 

 Ed ecco il pdf del depliant relativo all’evento

 

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Le chine

Le chine, circa 50, sono nate a corredo di un ciclo di poesie e racconti di Renato Pauletto, omonimo nel cognome ma non parente, collega e amico, poeta e scrittore portogruarese. Per Renato ho illustrato anche tre racconti brevi, tutti ben piazzati nei concorsi internazionali di Bordano.  In questo caso, l’idea era di creare un piccolo libro in bianco e nero sul mondo della bicicletta, accostando amatori e non del ciclo (adulti e bambini), alla biruota attraverso il linguaggio immaginifico, metaforico e analogico della poesia e del racconto breve. Non abbiamo ancora trovato un editore, ma ci piacerebbe…          Le chine sono nate sporcando  di inchiostro di china nero  dei mezzi limoni.

 La sella s’impennò

La sella s’impennò,

la ruota anteriore

minacciò di andare da sola,

il fanale disse di sì,

il campanello diede il via,

i freni si fecero largo, la ruota sgommò,

anzi sgasò,

 poi disse che

non era questione di odori

ma di seminare coi gas

gli inseguitori!

lasellas'impennò

 

 

 

 

 

 

 

Pedalò

-Smettiamo di pedalare

tanto l’orizzonte

è sempre lo stesso!

– Guai! Noi siamo il

motore delle onde!

 Pedalò

 

 

 

 

 

 

 

Fatta una curva

 Il ciclista che se ne va via

fatta una curva va in galleria

la galleria finisce in un libro

volta la pagina, ed in equilibrio

c’è Coppi che appena lo vede pedala,

fatta una curva una coppia da sola,

una coppia rosa, come il ghepardo,

 fatta una curva taglia il traguardo.  fattaunacurva

 

 

 

 

 

 

 

 

Un’attività giocosa: l’illustrazione

E’ un’attività nata per gioco qualche anno fa, su proposta di Renato Pauletto in occasione del concorso “Sulle ali delle farfalle” di Bordano e che ha ottenuto  premi e riconoscimenti… Sono acquarelli con collage di carta acquarellata a strappo.

Il primo lavoro è stato La strega Alfreda, che è stata pubblicata da Campanotto e ha preso parte all’edizione 2009 di Pordenonelegge con successo. Ecco una recensione di Amurri sulla rivista Erreuno.

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Ora alcune illustrazioni:

uno sciame di gatti seguì il camion del latte                             era su tutte le furie

ci fu una pioggia di latte come da un bagnafiori celeste

 Un altro lavoro si intitola Bustoingamba e racconta di un busto e di un paio di gambe fuggiti ad una guerra orrenda in cui tutti, uomini e animali vengono spezzati a metà. i due si incontrano e ne nasce un sodalizio, non sempre pacifico… Il racconto, ancora inedito, affronta con ironia ma anche con speranza  un tema dolorosissimo come la guerra e il bisogno di solidarietà.

 I due offesi incrociarono uno le braccia l'altro le gambe e non si parlarono per un giorno e una notte

                  finalmente insieme

 

 

 

 

Un terzo lavoro s’intitola Colore che non c’era  e narra di un lutto, superato grazie all’amore… Anche questo è inedito e appena potrò, metterò qui qualche immagine.

Lettera a Tiziana di Giulio Belluz, Giugno 2006

Lettera a Tiziana 28 maggio 2006 per la mostra di Bibione – Giulio Belluz

Figlia d’arte? No! Figlia di famiglia d’arte.

Tiziana, molto tempo fa io entrai da una porta spalancata in quella meravigliosa casa famiglia d’arte. Ero un giovane apprendista d’arte e tuo padre Mario mi prese per mano e mi mostrò con umiltà i suoi quadri. Arrivò da scuola tua mamma Lina e mangiammo insieme come se io fossi della famiglia; Mario parlava ed io ascoltavo. Ascoltavo racconti di pittura, scultura, grafica e teatro, di musica, letteratura, architettura e di mille altre cose, compreso filosofia, didattica ed altre virtù. E poi c’era tuo zio Giancarlo, poeta dalla vena inesauribile, a volte contraddittoria. Così diventò, e lo è ancora, anche la mia “casa famiglia d’arte”. Il tuo nido, Tiziana.

Questi meravigliosi genitori ti hanno preparato senza che tu te ne accorgersi al mondo affascinante delle arti, con amore e sottovoce, ed ora anche tu fai parte di quella grande “casa famiglia d’arte”. Tiziana, ti ho ascoltato ormai diverse volte presentare concerti e mostre d’arte, suonare e dialogare, con quelle convinzioni di casa Pauletto dove i sogni e le illusioni e l’estasi sono le porte aperte per entrare nelle scienze dell’anima; perché nell’anima albergano i semi della poesia, dell’arte, dell’amore e della creatività. Da quei semi nascono i frutti delle tue scelte.

Tiziana, nella tua casa famiglia d’arte l’educazione etico-spirituale consiste nel reagire ad ogni autorità che viene dal di  fuori, nell’opporsi ad ogni forma di costrizione esteriore, per proclamare e sentire intransigente il principio dell’autonomia della ragione e l’interiorità dello spirito, che porta  a formare l’idea di una umanità libera e sviluppata armonicamente con le energie creatrici che ciascun uomo possiede in sé.

Inoltre, nella tua casa famiglia d’arte, il gusto estetico, la filologia della critica, il senso storico della vita e gli studi che sono degni di un uomo libero (studi per i quali si ricerca o si esercita la virtù, e la sapienza e il corpo e lo spirito sono indirizzati a nobili cose rivisitate) si respirano sempre.

Il bello, posto al di sopra del vero e del bene morale, diventa il canone fondamentale  dello spirito umano. Perciò nessun limite è posto alla cultura e all’arte nelle concrete realizzazioni, né dalla trascendenza, né dalla morale, né dalla religione.

E mi ricordi ancora, Tiziana, che sensazione, percezione e idea, quest’ultima in se stessa, è tutto ciò che è presente alla mente come contenuto e oggetto di qualunque atto psichico. Quindi le sensazioni, i ricordi, le immagini, gli atti spirituali, mediante i quali si possono avere dei concetti universali ed astratti, pongono l’accento sopra l’arte come particolare “forma teorica dello spirito” e modo singolare di conoscenza.

Carissima Tiziana, il soffio di AELOHIM ti ha profumata. Il soffio di AELOHIM è la luce, e la luce fu! Da quella prima luce immateriale scaturiscono i sei giorni della creazione, la semenza, il principio, la forma, l’anima, la vita di ogni cosa… la tua vita, le tue opere, la tua musica, i tuoi grandi sentimenti.

Pasiano di Prato 28 maggio 2006                                                 

Giulio Belluz